CHARLOT
CHARLIE CHEPLIN
Attore e regista inglese che ha dato vita ad uno dei personaggi più amati del cinema. Conosciuto al punto da generare in noi l'immagine ben precisa del vagabondo con la bombetta, i baffetti e lo strano modo di muoversi solo al sentire la parola Charlot. Oltre le particolarità fisiche, però, ciò che secondo Bazin è veramente costitutivo del personaggio è il suo modo di essere, ben espresso dal modo in cui reagisce alle varie situazioni in cui si trova. Il suo atteggiamento, infatti, sembra non essere mai orientato al futuro, ma legato all'istante, al qui e ora, come si evince dal fatto che cerca sempre di aggirare le difficoltà, piuttosto che a risolverle o dall'utilizzo improprio e multiforme degli oggetti che di volta in volta gli si presentano. Questa libertà nei confronti del mondo non sarebbe tale, prosegue Bazin nella sua analisi del personaggio, se non fosse legata alla meccanizzazione, ossia all'abitudine di Charlot di ripetere incessantemente le azioni che sta compiendo. Infatti, rispetto agli uomini che si muovono all'interno della società rispettandone le dinamiche e orientando le proprie azioni al futuro, Charlot ripropone incessantemente soluzioni utili esclusivamente ad un dato momento. In questo modo da vita ad una comicità in cui «la forma comica e il valore estetico non devono sostanzialmente niente alla sorpresa. Questa, esaurita alla prima visione, lascia il posto a un piacere molto più raffinato che è l'attesa e il riconoscimento di una perfezione»

TEMPI MODERNI
Modern Times (1936) è sicuramente tra i film più conosciuti e apprezzati dell'autore. Presentato nelle sale di New York nel 1936, venne definito dallo stesso Chaplin come un film in grado di ridicolizzare il disagio generale che incombeva sulla società. La storia, infatti, è incentrata sulle vicende dell'operaio di fabbrica Charlot che, oppresso dall'automatismo e dalla velocità di prestazione a cui viene costretto dal datore di lavoro, finisce con l'impazzire. Dopo un breve periodo in una clinica, a causa di un malinteso finisce in prigione da dove poi verrà scarcerato per aver sventato una tentata fuga. Charlot libero si trova alle prese con la disoccupazione che lo porta ad accusare se stesso di un furto, commesso in realtà da una giovane orfana, così da poter ritornare in prigione. L'incontro con la ragazza porterà ad una svolta nella vita del protagonista, poiché grazie a lei riuscirà a trovare lavoro in un cabaret dove si esibirà come cantante. Nonostante ciò, le disavventure dei due non finiscono e nelle ultime scene li vediamo allontanarsi dalla città insieme.
È interessante notare come durante la durata della pellicola ciò che emerge con più forza non è tanto la disperazione del non trovare lavoro, anch'essa vissuta con molta fatica, ma la sofferenza anche maggiore di lavorare in fabbrica. Guardando il film, infatti, notiamo diverse similitudini tra la vita da operaio e quella da detenuto, ma allo stesso tempo ci rendiamo conto che le condizioni a cui sono posti i lavoratori risultano essere tanto disumane da portare Charlot a rifugiarsi in prigione. Il luogo di massima limitazione della libertà diventa l'unica vera scelta possibile. Solo all'interno di quelle mura infatti è possibile vivere in tranquillità, lontani dalla furia del mondo esterno.
Oggi guardando questo film potremmo pensare al fatto che i lavoratori godano di una migliore qualità lavorativa e che ormai siamo distanti da una certa concezione del lavoro, eppure le statistiche ci mostrano un numero fin troppo elevato di incidenti sul lavoro oltre che di malessere psicologico diffuso legato alle condizioni lavorative. Nonostante gli anni che ci separano dall'uscita del film, questo continua a suscitare in noi considerazioni legate al fatto che, nonostante i problemi da affrontare siano diversi, non abbiamo ancora raggiunto una condizione lavorativa che si possa definire veramente dignitosa. In questo modo Charlot continua a spronarci alla riflessione, dimostrando con la sua arte come anche ridicolizzando si può portare lo spettatore ad interrogarsi sui problemi di cui soffre la società.

Modern Times (USA, 1936)
Regia: Charlie Chaplin
Sceneggiatura: Charlie Chaplin
Fotografia: Rollie Totheroth, Ira Morgan
Musiche: Charlie Chaplin
Scenografia: Charles D. Hall, Russell Spencer
Montaggio: Charlie Chaplin
Produzione: Charlie Chaplin per United Artists
Cast: Charlie Chaplin (Charlot), Paulette Goddard (orfana)