IL PROFILO DEL GRANDE GIACOMO LEOPARDI
IL PROFILO DEL GRANDE GIACOMO LEOPARDI
LA VITA
Leopardi nasce a Recanati nel giugno 1798: il padre era il conte Monaldo Leopardi, la madre la marchesa Adelaide degli Antici, attenta a restaurare il patrimonio di famiglia dissestato dalle operazioni finanziarie del marito.
Leopardi fu educato da istruttori che andavano a casa sua, ma, all'età di dieci anni preferì rinchiudersi nella Biblioteca di famiglia dove studiò per sette lunghissimi anni di "studio matto e disperatissimo" studiando gli autori diversi. Ciò contribuì a rovinargli la salute, infatti si aggravò la scoliosi.
Gli autori riconoscono nel poeta due crisi: quella del 1816 e quella del 1819.

I CRISI (1816)
Sono quelli gli anni che segnarono il passaggio dall'erudizione, al bello e cioè il passaggio dalla cultura alla poesia infatti, il poeta scopre la poesia classica, quella di Omero, Mosco e Bione e traduce le loro opere.
Questo esercizio di traduzione dalle lingue classiche contribuì a migliorare lo stile di Leopardi.
II CRISI (1819)
Questi anni segnarono il passaggio dal bello al vero, cioè, dalla poesia alla filosofia.
Di questa crisi del Leopardi c'è testimonianza delle lettere che egli scambiò con Pietro Giordani dove rivelò tutto l'odio dell'ambiente soffocante di Recanati.
Nel 1819 Leopardi tentò una fuga che venne scoperta lasciandolo nella disperazione. Da questa disperazione nasce il poeta, poiché egli comincia a progettare una serie di opere. Soltanto nel 1822 la famiglia consentì a Leopardi un viaggio a Roma presso i parenti della madre. Questo viaggio fu una delusione perché l'ambiente gli appare retrivo e l'unica gioia fu la visita di Torquato Tasso.
IDILLI
Il termine Idillio in greco significa quadretto e, infatti, il "quadretto" dove è ambientata la poesia degli idilli è quello di Recanati che il poeta vedeva dalla finestra della sua casa.
Proprio durante quella crisi depressiva del 1819, quando il suo tentativo di fuga venne scoperto nell'animo del poeta maturò il desiderio di orizzonti più vasti e da questo stato d'animo nacque il componimento più importante del gruppo degli Idilli e, cioè, l'Infinito.
TESTO DELLA POESIA:
PARAFRASI:
Questo colle solitario mi è stato sempre caro, così come e questa siepe che impedisce di vedere l'orizzonte. Stando fermo e guardando fisso io immagino con il pensiero spazi infiniti al di là di quella siepe e silenzi che un uomo non può percepire, insieme a una immensa quiete. Per poco il cuore non si smarrisce. E quando sento il vento frusciare tra le foglie io paragono quell'infinito silenzio a questa voce del vento e mi vengono in mente l'eternità, le stagioni passate, la stagione attuale e i suoi rumori. Tra questa immensità si smarrisce il mio pensiero ma lasciarmi naufragare in tutto questo mi crea una sensazione di dolcezza.
L'INFINITO: IL COMMENTO
Nel componimento Leopardi si ferma su due concetti: la vastità degli spazi interminati e la vastità dei sovrumani silenzi. Queste due immensità donano al cuore del poeta un senso di smarrimento e la dolcezza di naufragare nel piacere dell'Infinito.
Nell'Infinito Leopardi si concentra sulla propria interiorità e l'Infinito non è solo il titolo di questa poesia, ma, è anche la sua dimensione fisica, mentale e spirituale.
L'Infinito, nella visione di Giacomo Leopardi, non è un infinito reale, ma è frutto dell'immaginazione dell'uomo e, quindi, da trattare in senso metafisico.
L'Infinito di Leopardi aiuta noi uomini del ventunesimo secolo ad immaginare uno spazio infinito. Allora cogliamo l'occasione per guardarci nel profondo del nostro "ego", per guardare oltre il posto dove siamo ubicati, come faceva lo stesso giovane poeta, per immaginare spazi interminati.
E allora via con i pensieri e, detta al modo leopardiano: e il naufragar me dolce in questo mare e diamo via al flusso dei pensieri e alla ricercatezza della pace e della felicità.