La Divina Commedia Inferno, Canto I

23.03.2023

A metà del percorso della vita umana (all'età di trentacinque anni), mi ritrovai nella selva del male, poiché è venuta a mancare la guida sicura dei due poteri dati all'uomo dall'Alto: l'impero e la chiesa. Ahimè è difficile descrivere com'era quella foresta selvaggia, inestricabile e tremenda, solo a pensarci incute paura. 

È così spaventosa da essere paragonata alla morte: ma per descrivere il bene che vi trovai dentro, dirò quali altre cose ho visto in essa. Non sono in grado di spiegare come vi sia entrato, tanto ero pieno di sonno nel momento in cui lasciai la giusta strada. 

 (Del traviamento morale e intellettuale dirà Dante stesso, confessando a Beatrice, nella visione del Paradiso terrestre, le sue colpe.)

Ma dopo che fui arrivato ai piedi di un colle, là dove finiva quella valle che mi aveva rattristato il cuore di paura, alzai lo sguardo e vidi la sua vetta già illuminata dai raggi del sole, che conduce ogni uomo sulla giusta strada. Allora si placò un po' la paura che avevo avuto nel profondo del cuore, quella notte che trascorsi con tanta angoscia. 

E come il naufrago che col respiro affannoso, gettato dal mare sulla riva, si volta e guarda alle acque pericolose da cui è scampato, così il mio animo, che era ancora in fuga, si voltò indietro ad osservare il paesaggio che non lasciò mai passar vivo nessun uomo.

Caro lettore e cara lettrice, cos'è per te la selva oscura? 

Hai mai smarrito la "diritta via"?

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