Freud e il quotidiano
Pensare al quotidiano è anche pensare al nostro lato meno visibile, è pensare al nostro inconscio. Il padre della psicoanalisi è Sigmund Freud, neurologo, psicoanalista e filosofo austriaco che si preoccupa di analizzare lapsus, gaffe, dimenticanza, sbadataggini: tutti eventi quotidiani a cui non facciamo caso o di cui avvertiamo la profonda significatività. Il filosofo è noto per aver elaborato la teoria scientifica secondo la quale, i processi psichici inconsci, influenzano il pensiero, il comportamento e le relazioni umane.
Tramite la sua opera "psicopatologia della vita quotidiana" può dimostrarci che le modalità di funzionamento di un nevrotico e di una persona normale, sono le stesse e non esiste una netta differenza tra i due.
"Non esiste un confine netto fra normalità e anormalità nervosa. […] Il carattere comune [...] sta […] nella riconducibilità dei fenomeni a un materiale psichico incompiutamente represso, il quale, respinto dalla coscienza, tuttavia non è stato interamente derubato della sua capacità di esprimersi".
Spesso non riusciamo a comprendere come sia possibile dimenticare nomi familiari, dimenticare cose del tutto naturali e ricordare dei dettagli del passato che credevamo di aver rimosso, sono due i processi in atto, quello di rimozione e quello di rievocazione. Le anomalie del funzionamento della memoria sono tipiche di persone nevrotiche, ma non si producono soltanto con loro, ognuno di noi ha provato l`'amnesia momentanea di un nome o di una parola e non sono altro che la ripetizione <<in miniatura>>; dei processi patologici della rimozione nevrotica, una momentanea alterazione di funzioni psichiche. I lapsus verbali, di lettura e di scrittura, smarrimenti di oggetti, sviste, papere ecc. sono definiti <<atti mancanti>>; perché mancano alla loro funzione, sono inadeguati alla realtà e sembrerebbero fatti privi di importanza e significato, ma in realtà Freud ci dice che non sono fatti casuali, c'è qualcosa dentro di noi che li produce e li manifesta. Riuscendo a trovare delle analogie tra l'essere nevrotico e l`'essere normale, mettiamo fine ad una netta barriera divisoria tra i due, anche se non bisogna confondere assolutamente un lapsus con un sintomo nevrotico.
Per spiegarci meglio sarebbe utile illustrare un esempio di dimenticanza dei nomi propri che spesso vengono non solo rimossi, ma anche sostituiti con altri nomi che riconosciamo sbagliati fin da subito.
Come mai abbiamo sostituito proprio quel nome? Il nome di partenza e quello sostituto sono connessi in qualche modo?
Analizziamo l`'esempio scelto da Freud nel 1898 (il primo resoconto fu dato al suo amico Wilhelm Fliess nella lettera del 22 settembre 1898), cercava di ricordarsi il nome di un pittore che aveva creato gli affreschi del ciclo della fine del mondo nel duomo di Orvieto, in luogo del nome cercato, Signorelli, gli facevano venire in mente il nome di altri due grandi pittori, ovvero Botticelli e Boltraffio che da subito rifiutò come sbagliato.
Una volta comunicatogli il nome rimosso, lo riconobbe immediatamente e il risultato dell`'analisi condotta da Freud è questa:
a) Bisogna capire il motivo della dimenticanza del nome Signorelli, che gli era altrettanto familiare come Botticelli e addirittura gli era più familiare di Boltraffio di cui sapeva solamente l`'appartenenza scolastica. Il contesto nel quale dimenticò la parola non aiutò l`'analisi perché per lui era priva di significato, stava semplicemente andando in carrozza in compagnia di uno straniero e si iniziò a parlare dei viaggi in Italia e Freud gli domandò se avesse mai visto ad Orvieto i celebri affreschi di…
b) Bisogna allora pensare all`argomento precedente di quella stessa conversazione che potrebbe aver perturbato il nuovo argomento. Stavano parlando delle usanze dei turchi che vivevano in Bosnia e Herzegovina e delle parole dette da un medico suo collega, i turchi sono molto fiduciosi nei confronti del medico e soprattutto sono sempre rasseganti al loro destino e quando viene annunciata la morte certa del malato, invocano il signore (Herr). Si iniziano a inserire una serie di associazioni.
c) Freud confessa che in realtà avrebbe voluto raccontare un altro aneddoto che si collegava alle usanze dei turchi. Un paziente del suo collega gli raccontò che la rassegnazione che hanno davanti alla morte, non è la stessa che hanno nei confronti del godimento eroico, infatti pensano che senza di quello la vita è inutile. Freud distrasse la sua attenzione pensando ad altro che non fosse collegato al tema; <<morte e sessualità>> e pensò alla notizia ricevuta nel suo soggiorno a Trafoi, un suo paziente si tolse la vita a causa di un inguaribile disturbo sessuale. L`associazione Trafoi\Boltraffio non era presente nella sua memoria cosciente, ma forse questa reminiscenza è diventata operante.
d) Dunque Freud aveva cercato di rimuovere qualcosa dalla sua testa, ma il suo atto di volontà si rivelò un fallimento poiché contemporaneamente dimenticò una parola in modo inconsapevole.

e)Lo schema che troviamo nel suo articolo, rappresenta il nesso in modo evidente: Il nome Signorelli viene diviso in due parti, Signor fa riferimento all`'invocazione dei turchi e la sua traduzione Herr che fa venire in mente la parola Hersegovina e subito si collega a Bosnia che da vita a Botticelli e Boltraffio che rimanda a Tafoi. All`'inizio, con uno sguardo superficiale della situazione, nemmeno Freud aveva capito i nessi tra la rimozione e la sostituzione del nome, ma bisogna andare oltre e chiarire i meccanismi della mente.
"Accanto alla dimenticanza pure e semplice di nomi propri esiste anche una dimenticanza motivata da rimozione" .
Mettendoci in ascolto del nostro inconscio, trasformando ciò che c'è di passivo in noi in qualcosa di consapevole, possiamo scoprire sia i nostri desideri rimossi, sia i nostri segni più profondi. Il concetto di rimozione ci consente di intendere l`inconscio come colui che influenza il nostro comportamento e il nostro linguaggio.
A Freud, si contrappone l'idea di C.G. Jung, che divide l'inconscio in personale e collettivo che si distacca dall'esperienza individuale, in esso vi è tutta l'eredità delle esperienze collettive che serviranno da base per afferrare la realtà.
Il primo che parlò del concetto di inconscio fu Leibniz, che andando contro il pensiero di Locke (affermava la nostra completa coscienza nell`'attualità), ipotizzò delle <<piccole percezioni>>; che noi assimiliamo senza rendercene conto. Leibniz lo dimostra tramite l'esempio del rumore del mare, dato dalla somma delle singole onde, che essendo piccole percezioni, le assimiliamo in modo inconscio.
Soltanto con Schelling l`inconscio diventa fondamentale all`'interno della metafisica; <<Questo eterno I., diceva Schelling, che, come il sole eterno del regno degli spiriti, si nasconde nel proprio lume sereno e, benché non divenga mai oggetto, imprime alle azioni libere la sua identità, è lo stesso per tutta l`intelligenza ed è insieme la radice invisibile di cui tutte le intelligenze non sono che le potenze; è l`'eterno intermediario tra il soggettivo, che si autodetermina in noi, e l`'oggettivo o intuente; ed è il fondamento dell'uniformità nella libertà e della libertà nell`uniformità oggettiva>>.
Per Schopenhauer invece, l'inconscio costituisce la parte inconoscibile, la parte noumenica, del mondo. << E` un cieco, irresistibile impeto […]>>.
Quindi mentre l`'Inconscio viene usato per la metafisica, viene fatta una rivalutazione completamente diversa da Freud, che insiste nel definirlo un sintomo: << Un sintomo, egli dice, si forma a titolo di sostituzione al posto di qualche cosa che non è riuscito a manifestarsi al di fuori. Certi processi psichici, non avendo potuto svilupparsi normalmente, in modo da arrivare fino alla conoscenza, hanno dato luogo a un sintomo nevrotico>>.